Atlanta, in strada contro il Ku Klux Klan

aoaIl 23 Aprile 2016, diversi gruppi appartenenti al movimento antirazzista statunitense hanno preso parte a un corteo indetto per contrastare l’adunata del Ku Klux Klan, storico bastione del suprematismo bianco. Il raduno si è svolto presso lo Stone Mountain Park, nello stato della Georgia, dove centinaia di individualità hanno marciato e lottato per dire “no!” al revival di odio razziale e politiche reazionarie che si è tenuto a pochi metri di distanza. La profonda vicinanza che sentiamo è tanto forte quanto l’evidenza di un nemico multiforme e globale: Ku Klux Klan oltreoceano, Hammerskins, Lealtà Azione e camerati vari nel nostro continente. Il fascismo vive e cammina tra di noi, come uno zombie divora e infetta i quartieri, nutrendosi di paura e ignoranza per alimentare gli spettri a difesa del potere costituito; per questo è necessario contrastarlo in ogni strada e in ogni città.

Quella riportata di seguito è una cronaca degli scontri di quella giornata, scritta dal gruppo Midwest Straight Edge Antifa. Esprimiamo piena solidarietà agli arrestati e alle arrestate, condividendo in pieno lo spirito e la determinazione di chi lotta per un mondo libero da confini e autorità!

Articolo originale tratto da Midwest Straight Edge Antifa

Sabato 23 Aprile 2016, tre gruppi antifascisti appartenenti al Coordinamento Antifascista TORCH erano tra le centinaia di persone accorse al parco di Stone Mountain per fronteggiare il Ku Klux Klan e altri sostenitori della supremazia razziale e dell’orgoglio bianco.

Dopo un’attenta pianificazione, la marcia è partita da Robert E. Lee Boulevard, incontrando subito il primo schieramento di polizia all’ingresso del parcheggio. Consci del fatto che una così massiccia presenza di agenti alla prima entrata poteva solo significare guai, il corteo ha svoltato a sinistra e si è diretto all’ingresso principale, anch’esso sorvegliato dagli agenti. A questo punto, abbiamo deciso di divincolarci attraverso gli alberi, aggirare la recinzione e irrompere nel parco, effettuando la prima delle tante deviazioni di quel giorno. Una volta entrati, siamo stati accolti dalle grida degli sbirri che ci intimavano di gettare le nostre maschere, minacciando di arrestarci; consapevoli di quanto l’anonimato fosse importante tra polizia, media e razzisti/fascisti, molti di noi hanno risposto con un “vaffanculo”, schivato gli sbirri e liberato i compagni arrestati lungo il percorso, finché non siamo giunti a un campetto dentro al parco. Qui, è scoppiato il delirio, con gli sbirri che cercavano di arrestare chiunque indossasse una maschera, noi che tentavamo di liberare chiunque potessimo e contemporaneamente provavamo a riorganizzarci per decidere la prossima mossa. E’ in questo campetto che sono stati presi otto dei nove arrestati della giornata, con l’accusa di aver manifestato a volto coperto in un parco pubblico.

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Una volta lasciato il campo, abbiamo concordato che la strategia migliore fosse scendere nella strada principale, imboccare un sentiero e seguire il tracciato fin dentro il parco, nascosti dalla boscaglia: questa mossa non solo ci ha permesso di affiancarci agli sbirri che si trovavano in campo aperto, ma ci ha anche parzialmente protetti dalla vista dell’elicottero di sorveglianza. Giunti il più vicino possibile a dove si trovava il KKK, siamo saltati fuori dagli alberi per proseguire Robert E. Lee Boulevard, trovandoci faccia a faccia con uno schieramento di polizia in tenuta antisommossa e manganello sguainato. Ancora una volta, ci siamo raggruppati e abbiamo cercato di capire come superare la linea nemica. A questo punto, gli attivisti più pacifici e liberali hanno cominciato a invitare quanti indossavano la maschera a togliersela, così da dirigere il corteo verso il marciapiede nella speranza che i poliziotti ci lasciassero passare, cosa che sapevamo benissimo non sarebbe accaduta. Se il corteo si fosse spostato interamente sul marciapiede, la polizia in antisommossa avrebbe avuto mano libera per bloccarci e arrestare chiunque avesse il volto coperto. Ciò detto, siamo rimasti in strada e abbiamo convinto altri a fare lo stesso.

Dopo un po’ abbiamo deciso di tagliare ancora per il bosco e imboccare la strada che portava direttamente al raduno del KKK. Il nostro gruppo si è fiondato in strada insieme ad altri, e abbiamo visto che raggiungere il KKK era fattibile, correndo lungo la via. Ci siamo resi conto di essere parecchio avanti rispetto al resto del corteo, con un gruppo di sbirri in antisommossa che correva per bloccare la strada: se avessimo superato il punto in cui i poliziotti stavano per stabilire la nuova linea, ci saremmo ritrovati tagliati fuori dalla marcia e arrestati in men che non si dica. Perciò, ci siamo fermati e abbiamo aspettato il resto del corteo. A quel punto, ci è giunta voce che lungo un piccolo sentiero vicino alla nostra strada avremmo potuto trovare un cassonetto. L’abbiamo raggiunto e abbiamo provato a farlo rotolare in discesa contro lo schieramento in antisommossa, senza successo. Allora abbiamo cominciato a tirar fuori dal cassonetto qualunque cosa potessimo utilizzare contro la polizia. Oggetti ingombranti, come televisori e bancali, si sono rivelati utili per costruire due barricate, mentre cose più piccole, come pezzi di legno, griglie rotte e simili, le abbiamo lanciate contro gli sbirri, insieme a tutti i sassi che siamo riusciti a raccogliere da terra. La gente ha iniziato a sparare fuochi d’artificio contro gli agenti e a usare i bengala per appiccare piccoli incendi. Dopo qualche scontro con la polizia e con I pacifisti, che non potevano tollerare le nostre tattiche, ci siamo affiancati nuovamente ai poliziotti, giungendo a una situazione di stallo con il raduno del Klan a un palmo di naso. Qui è dove sono state tratte la maggior parte delle foto e delle notizie riportate.

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Dopo aver deviato la marcia nei boschi per l’ultima volta, siamo sbucati fuori dagli alberi in un enorme parcheggio, in fondo al quale si stava tenendo il presidio del Klan. A questo punto, sono entrati in scena molti gruppi come I Bastards MC, il Huey Newton Gun Club e altri gruppi di potere nero, oltre ai membri di varie gang come I Bloods e I Gangster Desciples. Qui hanno preso a comparire striscioni, cori e canti. Dopo più di un’ora di gente che cantava e gli sbirri che avevano formato due linee per difendere il Klan, tutti hanno iniziato a fare armi e bagagli per tornare verso il parcheggio.

Sulla strada del ritorno, abbiamo visto almeno tre elicotteri in prossimità del raduno razzista, composto sì e no da un paio di dozzine di persone. La gente stentava a credere che i razzisti stavano per essere accompagnati in elicottero fuori dalla manifestazione, dal canto nostro potevamo considerarlo solo un chiaro segnale della nostra forza. Avevamo tirato su un tale casino, messo a ferro e fuoco la strada e bloccato tutti i percorsi, al punto che l’unica via di fuga sicura per loro poteva essere l’elicottero. Mentre ce ne andavamo, abbiamo potuto constatare quanta gente era rimasta bloccata fuori e non aveva potuto partecipare al raduno del KKK. Entrati in auto, alcuni razzisti hanno iniziato a intonare inni confederati con il finestrino abbassato, qualcuno ha gridato “la vita dei neri non conta nulla”, mentre altri hanno esposto la bandiera confederata: grosso errore. Mentre ci passavano davanti, è partita la sassaiola contro le loro macchine, alcune di queste sono state bloccate, ad altre è stata strappata via la bandiera. Dei tizi su un’auto erano così presi a intonare canti razzisti contro le persone di colore, da fare un tamponamento: sono stati raggiunti subito e investiti da una doccia di pietre.

A conti fatti, da questo raduno del Klan ci si aspettavano centina di partecipanti, mentre alla fine non erano più che un paio di dozzine. E quel paio di dozzine avevano una paura fottuta per la quantità di persone in corteo, corpo a corpo con gli sbirri in antisommossa, disposti a correre in mezzo ai boschi per raggiungerli. Se non avessero ricevuto risorse e supporto in termini così esorbitanti dallo stato, se la sarebbero vista davvero, davvero brutta questa volta. Il 23 Aprile deve servire da avvertimento per razzisti, fascisti e bigotti di tutto il mondo: se provate ad organizzarvi, se volete radunarvi, se cercare di fare qualsiasi cose per diffondere la vostra merda, troverete ad aspettarvi opposizione, resistenza e violenza.

Midwest Straight Edge Antifa